mauizio feliziani

Scagliole & Stucchi d'Arte organizza periodicamente corsi di formazione e di specializzazione per questa antica tecnica della durata di 5 giorni, con l'obiettivo di diffonderla e allo stesso tempo educare gli artigiani a future collaborazioni.

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Le opere in scagliola, tecnica conosciuta in Italia come meschia o mestura, (nel modenese) e pasta di marmo (a Napoli) o marmo artificiale (a Rima, in Piemonte) e, in Germania come Stuckmarmor , e ancora in Inghilterra come Bossi work (dal nome dell’artefice italiano attivo a Dublino alla fine del ‘700), hanno avuto una diffusione capillare in Europa tra il XVII e il XIX secolo.

In questo arco di tempo si sono delineate alcune aree e periodi in cui la produzione di manufatti in scagliola, grazie al verificarsi di condizioni particolarmente favorevoli, ha avuto punte di concentrazione rilevanti: in Baviera, vedi la Reiche Kappelle a Monaco, in Lombardia ed in fase più precoce nel modenese.
A carpi troveremo i famosi paliotti di Guido Fassi, di Carlo Gibertoni, Grifoni ed altri raffinatissimi artisti; in Lombardia la famiglia dei Leoni e gli intelvesi, e poi in Toscana il celebre frate Enrico Hugford ed i fratelli Della Valle.

Questi sono alcuni dei più famosi nomi di artisti del passato e che ammirando le loro opere ci fa riflettere su quanto era viva e florida questa tecnica fino all’inizio del secolo scorso, il ‘900.
L’avvento delle guerre, della povertà e successivamente della tecnologia , cosi come gli alti costi di manodopera hanno portato la scagliola ad una fase di declino , fino a riscoprirne le sue peculiarità negli anni ’60 del secolo scorso a Roma sotto il nome di Marmoridea ed in questo ultimo decennio nel mondo del restauro per il recupero e la conservazione delle pregevoli opere tramandateci.

Di scagliola si sono realizzati raffinati paliotti d’altare, bellissimi piani di tavolo , pannelli decorativi ed altro con finissimi intarsi, ed ancora pregevoli rivestimenti di questo stucco su colonne, lesene e pareti ad imitazione dei più svariati marmi colorati e preziose pietre dure. I materiali di base per la lavorazione della scagliola sono il gesso del tipo scagliola appunto(e da qui il nome della tecnica), colla di ossa in perle e pigmenti, terre ed ossidi.
In passato il gesso veniva preparato nei laboratori artigiani selezionando i migliori sassi, cotti e pestati nel mortaio in finissima polvere, ma non abbastanza da non poter leggere oggi i piccoli cristalli di selenite, garanzia di autenticità del passato. La colla veniva e viene preparata a caldo per ottenere una soluzione definita colla madre, e da questa con opportune diluizioni si prepara l’acqua di colla utile per gli impasti.

Molto laboriose, in passato segrete ed insegnate esclusivamente da padre in figlio sono le meschie (realizzate sempre a porte chiuse), venivano realizzate a banco impastando gli “ingredienti “ principali con complicate manipolazioni, fino a raggiungere un grosso impasto che tagliato a fette veniva applicato alla superficie interessata, pareti, colonne, piani di tavolo ecc..
Molto importante erano poi le levigature delle superfici, con il quale si raggiungeva un grado di lucidatura che uguagliava e spesso superava quella del marmo. la levigatura veniva realizzata con una serie di passaggi, almeno sette, con pietre naturali partendo dalle pomici fino ad arrivare alle ematiti, ogni passaggio realizzato con acqua era alternato da stuccature, prima più dense poi fluide, lo scopo era di chiudere i pori creatisi nel gesso,arrivando alla fine del processo tecnico della scagliola.
La successiva oliatura e ceratura davano al prodotto una superficie splendida e protetta .

Oggi i procedimenti tecnici sono pressochè uguali, si differenziano esclusivamente da un gesso sicuramente più raffinato e dall’uso di carte abrasive ad acqua al posto di alcune pietre.

Maurizio Feliziani